Saccarimetro di Soleil e Duboscq

Descrizione: Il saccarimetro ideato negli anni 40 del XIX secolo dal costruttore Jean Baptiste François Soleil detto Soleil père (1798-1878) e perfezionato poi dal suo genero e successore Jules Duboscq (1817-1886) è uno strumento utilizzato, come quello con n° inv.155, per determinare con metodo ottico la concentrazione delle soluzioni zuccherine capaci di ruotare il piano di polarizzazione della luce.
Un sostegno d’ottone è montato con un giunto snodabile su di una colonna telescopica munita di base circolare zavorrata con una massa di piombo. Il tubo contenente la soluzione in esame viene appoggiato su appositi supporti solidali con le ghiere che contengono le parti ottiche dello strumento. Sulla parte anteriore dell’apparecchio vi è un tubo recante un prisma birifrangente che funge da analizzatore e dal quale fuoriesce solo il raggio ordinario, polarizzato linearmente lungo l’asse verticale. Il raggio straordinario non entra nel campo visivo ma cade sulle pareti interne del tubo. Dopo il prisma si trova un biquarzo formato da una coppia di lamine di quarzo giustapposte (n° inv.143) una sinistrorsa e l’altra destrorsa che dividono il campo visivo in due settori semicircolari. Per la stessa lunghezza d’onda ruotano il piano di polarizzazione dello stesso angolo: una in senso orario e l’altra in senso antiorario. Se le lastrine di quarzo hanno uno spessore di 3,75 mm ruotano di 90° la luce gialla. In questo caso, se l’analizzatore è orientato parallelamente al polarizzatore la tinta di passaggio è rosso violacea.
Il tubo contenente la soluzione zuccherina viene inserito fra il sistema del polarizzatore e un compensatore di Soleil. Esso è formato da due sottili prismi rettangolari di quarzo levogiro (l’asse cristallografico è perpendicolare al cateto maggiore) le cui ipotenuse sono giustapposte. Le loro rispettive posizioni possono essere regolate tramite un sistema di pignone dentato e cremagliera. Con questo accorgimento è possibile variare lo spessore complessivo del quarzo attraversato dalla luce nel compensatore. Una scala d’avorio rettilinea, recante 250 divisioni (50, 40,.., 10, 100, 90..10, 0, 10.., 50) può essere traslata, per la taratura, tramite un’apposita vite. Essa permette di determinare la posizioni dei prismi.
Il compensatore comporta anche una lamina di quarzo destrogiro, posta davanti ai prismi. La rotazione del piano di polarizzazione prodotta dalla lastrina viene così annullata dal compensatore quando lo spessore totale dei prismi giustapposti è uguale a quello della lastrina stessa.
L’ analizzatore è composto da un prisma birifrangente simile al primo. Fra questo e l’oculare si trovano ancora una lamina di quarzo tagliata perpendicolarmente al suo asse e un prisma di Nicol che puo essere ruotato tramite un anello. Questo sistema forma il generatore di “tinta sensibile”. Modificando infatti la posizione del nicol il campo di visione assume via via colori diversi. Due lenti, una convessa ed una biconcava, inserite nell’oculare formano un cannocchiale galileiano che permette di osservare nitidamente il campo visivo.
Un raggio che attraversa il sistema in assenza di una soluzione zuccherina fa apparire i due semicerchi del campo visivo uniformemente colorati. Una soluzione otticamente attiva ruotando il piano di polarizzazione genera una differenza di colore nei due settori. Ruotando il nicol si ottiene la tinta sensibile e modificando opportunamente la posizione dei prismi del compensatore è possibile correggere l’effetto di rotazione della soluzione e ristabilire la perfetta uniformità delle tinte. Leggendo la scala è possibile determinare direttamente il titolo (in %) della soluzione zuccherina in esame.
Lo strumento è corredato da 4 tubi per l’esame delle soluzioni. Tutti sono cilindrici, d’ottone e chiusi alle estremità da dischi di vetro trattenuti da ghiere filettate. Il tubo di dimensioni maggiori ha due piedini ed un piccolo tubo vetricale nel quale si infila un termometro (oggi scomparso). Il termometro è utilizzato durante il processo di inversione, cioè durante la trasformazione, mediante acido cloridrico, dello zucchero cristallizzabile (destrogiro) in zucchero non cristallizzabile (levogiro). Questo processo viene utilizzato quando nelle melasse in esame si trovano altre sostanze attive oltre lo zucchero: in questo modo grazie a due misure (prima e dopo l’inversione) è possibile determinare l’esatta quantità di zucchero cristallizzabile.

Data: 3/4 XIX sec.

Autore: firmato da Jules Duboscq

Misure: Altezza: 410, lunghezza: 484; tubi: lunghezze 227, 211, 234 mm

Il museo della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze è aperto dalle ore 9.00 alle ore 13.00, dal martedì al alla domenica.
La biblioteca è aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 13.00.

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