
Riso
Allorio, Americano, Arborio, Ardito, Ardizzone, Balillone, Bersani, Maratelli, Rizzotto, Sesia, Vialone: questi strani nomi, evocativi di fantasiosi personaggi, identificano in realtà una parte delle numerose varietà di riso ottenute dall’uomo in risposta alle esigenze dei produttori e dell’industria.
Una delle prime e importanti soluzioni fu offerta dalla Stazione sperimentale di risicoltura e delle coltivazioni irrigue di Vercelli che, nel 1937, creò una nuova varietà di riso, ricavata dopo quasi un decennio di prove di ibridazione tra le due varietà Vialone e Nano. Il nuovo incrocio, classificato nella categoria dei risi semifini e caratterizzato da un chicco di taglia ridotta ma con proprietà organolettiche inalterate, è oggi considerato tra le tipologie più commercializzate in Italia.
Il nostro Paese risulta il principale produttore di riso a livello europeo, riservando alla sua coltivazione grandi distese di terra, soprattutto nel cosiddetto “triangolo d’oro”, una zona comprendente le città di Vercelli, Novara e Pavia. Su scala mondiale, questo alimento costituisce il cibo principale per circa metà della popolazione e, originario della Cina, viene da tempo coltivato quasi ovunque.
Questa straordinaria pianta (Oryza sativa), è una graminacea annuale in grado di vivere, pur non essendo una pianta acquatica, in zone umide soggette a sommersione. Ciò è reso possibile dai parenchimi aeriferi che contraddistinguono le sue radici avventizie ed embrionali e che assicurano l’aerazione anche sott’acqua. Il suo frutto è una cariosside sferica o ellittica, con un pericarpo bianco o pigmentato, costituita in modo analogo alla cariosside del frumento.
Didascalia immagine
Alcune varietà di riso (Allorio e Americano) provenienti dalla Stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli
n.ri 88-90 Cat. IIII Museo Fondazione Scienza e Tecnica