
Pentola di Papin
Era il 1679 quando, in una fredda Olanda, il fisico francese Denis Papin (1647-1712) scoprì che era possibile ottenere temperature ben superiori a quelle di ebollizione dell’acqua (100°C), semplicemente scaldando l’acqua in un recipiente chiuso.
Il principio era semplice e si basava sull’osservazione che l’acqua evaporata per riscaldamento assume un volume molto più grande rispetto a quello dell’acqua nella sua fase liquida; dal momento che il punto di ebollizione dell’acqua aumenta con l’aumentare della pressione, in un ambiente chiuso, il forte aumento di pressione causato dall’aumento di volume permette all’acqua di raggiungere temperature ben al di sopra dei 100°C prima di cominciare a evaporare. Ecco che le pietanze si cuociono con tempi molto ridotti rispetto a una cottura in acqua bollente a 100°C.
Papin aveva costruito il prototipo della pentola a pressione.
Analogamente a quelle moderne, anche la pentola di Papin, definita “digestore”, era dotata di una valvola di sicurezza posta sul coperchio che, pur rudimentale, era in grado di aprirsi nel caso in cui la pressione interna divenisse troppo elevata.
Papin depositò il brevetto della sua invenzione, intitolandolo “Processo per cuocere le ossa e qualsiasi tipo di carne con meno tempo e meno spese”, un’intuizione geniale che poteva procurare grande beneficio tra la popolazione del tempo (soprattutto tra i ceti più poveri, che ricorrevano spesso alla bollitura delle ossa e dei residui della macellazione). Ma non fu così: il successo commerciale avvenne solo dopo la seconda guerra mondiale.
Didascalia immagine
Pentola di Papin
seconda metà del XIX secolo
proveniente da Parigi (Jules Duboscq)
misure (in mm): h 320, Ø 138.
inv. n. 867 Museo Fondazione Scienza e Tecnica